Le protesi si dividono in due categorie: non idrauliche (“semirigide” o “malleabili”) ed idrauliche. (figure 1 e 2).
Figura 1: esempio di protesi non idraulica (cortesia AMS)
Figura 2: esempio di protesi idraulica tricomponente (cortesia AMS)
I modelli non idraulici sono i più semplici: due cilindri che conferiscono al pene una rigidità parziale costante. I modelli idraulici sono più sofisticati: i cilindri sono riempiti di liquido, collegato mediante un sistema a circuito chiuso a una pompa di controllo a livello dello scroto e a un serbatoio. Il tutto è interno all’organismo (dall’esterno non si vede nulla), e spesso anche l’unica incisione fatta per l’inserimento non è poi riconoscibile.
Nella protesi non idraulica i cilindri hanno una consistenza costante, quindi l’erezione parziale che forniscono è sufficiente per la penetrazione ma varia poco, quando varia, tra il momento in cui il pene è utilizzato per un rapporto e quando non è in uso.
Cosa si può attendere chi è portatore di protesi peniena
L’uomo che ha ricevuto una protesi peniena può attendersi di poter avere un pene di rigidità adeguata per un rapporto sessuale soddisfacente, con sensibilità e capacità eiaculatorie sovrapponibili a quelle presenti prima dell’intervento, senza alcuna modifica del modo di urinare, e senza che la protesi sia visivamente riconoscibile osservando i genitali. Esistono variazioni tra i modelli idraulici e quelli non idraulici.
Piacere/orgasmo/eiaculazione con la protesi peniena
Le vie che trasportano la sensibilità erotica del pene sono ben conosciute: le terminazioni nervose che originano nell’area del glande decorrono dorsalmente al pene formando i due nervi dorsali, che entrano nel corpo sotto il pube contribuendo a formare i due nervi pudendi. Le tecniche chirurgiche di inserimento delle protesi sono studiate proprio per rispettare il decorso di questi nervi. Il risultato è che la sensibilità del pene rimane sostanzialmente immodificata dall’inserimento della protesi. Analogamente l’orgasmo e l’eiaculazione rimangono immutate rispetto a prima dell’intervento di protesi.
Alcune specifiche sono doverose:
-è da attendersi che nelle prime settimane dopo l’intervento la sensibilità del pene possa risultare alterata, come temporanea conseguenza della procedura chirurgica; lo stesso dicasi della ripresa dell’eiaculazione. Tutto rientra nella normalità solitamente nel giro di 1-2 mesi.
-Chi è affetto da diabete è a rischio per avere alterazioni della sensibilità del pene (riduzione di sensibilità) e alterazioni di orgasmo-eiaculazione (orgasmo ritardato o assente, e ridotto-assente volume eiaculatorio). Ciò è legato alla neuropatia che si associa talora al diabete in forma avanzata. L’intervento di protesi non peggiora sensibilità/eiaculazione/orgasmo in chi è affetto da diabete, ma la progressione della malattia diabetica può deteriorare questi aspetti anche in chi è portatore di protesi.
Qualità dell’erezione e della flaccidità in chi è portatore di protesi
La qualità dell’erezione e della flaccidità sono diversi tra i modelli idraulici e i non idraulici.
L’uomo con protesi idraulica può ragionevolmente attendersi di ottenere, quando lo desidera, una erezione di ottima qualità per il tempo desiderato, agendo sulla pompa di controllo riconoscibile manualmente sotto la pelle dello scroto. L’erezione così ottenuta non è di fatto distinguibile da un’erezione naturale. Inoltre i modelli idraulici permettono di avere un aspetto visivo di flaccidità del tutto normale, quando la protesi non è azionata. Ciò è particolarmente importante per uomini con vita attiva, che si possono trovare in spogliatoio o doccia con altri uomini (Figure 3 e 4).
Figura 3: protesi disattivata, con pene in flaccidità (cortesia Coloplast)trailer film The Lego Batman Movie
Figura 4: protesi attivata, con pene in erezione (cortesia Coloplast)
I modelli non idraulici forniscono al pene una consistenza costante, intermedia tra la flaccidità e l’erezione piena, cioè una rigidità sufficiente per l’erezione, ma tale da permettere anche la flessione del pene entro gli slip in tutto il tempo in cui non si ha attività sessuale. L’aspetto visivo del pene risulta meno naturale in chi ha una protesi non idraulica. La circonferenza del pene può variare tra contesto sessuale e non sessuale solo se è presente un tessuto erettile con funzionalità residua intorno ai cilindri protesici. In questi casi si può avere la cosiddetta “erezione complementare” (vedi sotto).
Tumescenza del glande (modelli idraulici e non idraulici) Va ricordato che i cilindri della protesi sono posti all’interno dei corpi cavernosi (i cilindri naturali del pene), ma non nel glande. Per cui la protesi fornisce la rigidità del corpo del pene, ma non della punta del pene, il glande appunto. Il turgore del glande va quindi richiesto all’eccitazione sessuale e non alla protesi. Se esistono dei problemi di turgore uretrale con l’eccitazione ci sono alcune strategie che possono essere utilizzate, quali i farmaci inibitori di fosfodiesterasi 5, e la prostaglandina intrauretrale.
Ma la spontaneità dell’erezione è COMPLETAMENTE persa?
L’ “erezione complementare”
I cilindri protesici vengono inseriti chirurgicamente nel pene mediante un tunnel che viene creato nel tessuto erettile di ciascuno dei due corpi cavernosi. I cilindri della protesi sono pertanto circondati dal tessuto che, quando è sano, produce l’erezione a seguito di adeguati stimoli. Se questo tessuto ha una sua funzionalità residua, anche in chi è portatore di protesi può dar segno di sé. In che modo? Va da sé che l’uomo con protesi deve richiedere alla protesi stessa la rigidità sufficiente per avere una penetrazione, ma le sensazioni di “inizio di tumescenza” che accompagnano l’eccitazione sessuale e che fanno sentire all’uomo che è il proprio corpo che risponde al desiderio, possono essere ancora presenti.
Mentre nei modelli idraulici l’aumento di circonferenza del pene è dato dalla attivazione della protesi, nei modelli non idraulici ciò non è possibile. In questi casi, però, se è presente un’erezione complementare potrà formarsi un turgore intorno ai cilindri, tale da rendere più naturale il contesto sessuale.
Va detto che l’erezione complementare non è sempre presente in chi ha la protesi peniena, non è anticipabile preoperatoriamente se sarà presente dopo l’intervento, e anche se presente può diminuire di intensità nel tempo.
La protesi causa disturbi ad urinare?
La protesi è inserita nei corpi cavernosi del pene, e pertanto il canale urinario, l’”uretra”, non viene coinvolta nell’intervento. Quindi l’impianto di protesi non determina nessuna difficoltà ad urinare. Va segnalato che se l’uomo che ha deciso per la protesi deve sottoporsi a controlli periodici della vescica mediante cistoscopia, come nel caso ad esempio di polipi vescicali superficiali, è consigliabile la scelta di una protesi idraulica, che cioè può essere sgonfiata, rendendo più agevole per l’Urologo la cistoscopia.
Quanto è soddisfatto chi ha una protesi peniena?
Chi si sottopone a interventi di inserimento di protesi peniena per una difficoltà di erezione altrimenti non trattabile ha solitamente un alto grado di soddisfazione; ciò è particolarmente vero nel caso dei modelli idraulici. Tutti gli studi condotti sull’argomento concordano su queste considerazioni; riporto a titolo di esempio alcuni dati. L’88% di chi ha una protesi raccomanderebbe l’intervento a parente o amico, e l’87% rifarebbe l’intervento se necessario (Carson, Journal of Urology 2000). Se consideriamo la percentuale di soddisfazione di chi si sottopone a inserimento di protesi idraulica rispetto a chi utilizza con successo i farmaci per bocca per l’erezione o le iniezioni all’interno del pene, sempre con successo, il gruppo di individui con protesi ha il più alto grado di soddisfazione (90%) rispetto all’uso di farmaci orali (50%) e all’uso di iniezione (40%) (Rajpurkar, Journal of Urology, 2003).